Tanti auguri ai miei lettori!
Lara Zavatteri
Un mini libro con racconti sulla magia degli alberi, nati dalla penna della scrittrice trentina Lara Zavatteri.
martedì 19 dicembre 2017
mercoledì 13 settembre 2017
UN RACCONTO DA CUOR DI CORTECCIA
Ciao,
ecco un racconto che trovate nel libro
Cuor di Corteccia,
piccoli racconti in cui a parlare sono gli alberi. Lo trovate su
www.youcanprint.it, negozi
online di libri, scrivendomi a larazavatteri@gmail.com
o mi trovate a Mezzana, val di Sole, Trentino, in via 4 novembre 21.
Il
vecchio abete e la guerra
Fui
l’ultimo della mia famiglia ad essere colpito. Ricordo come fosse
ora il colpo tremendo che mi sconquassò il tronco, arrivando fino al
cuore. Era un giorno di battaglia come tanti, durante la prima guerra
mondiale. Non so dire, oggi, che giorno fosse, ma ricordo bene che la
giornata era tiepida, il sole scaldava i miei rami e un lieve vento
faceva ondeggiare le fronde. Pensai che era un giorno bello, un
giorno pacifico, forse uno di quei giorni in cui si crede che nulla
di male potrà mai capitare.
Fu
proprio per questi miei pensieri, credo, che ciò che accadde dopo
giunse del tutto inatteso e, in un certo senso, fece ancor più male.
La mia famiglia era composta di alberi molto antichi, noi fratelli e
sorelle, che eravamo i più giovani, avevamo tutti più o meno un
centinaio d’anni.
Tutti
gli altri parenti avevano, come direste voi uomini, sulle spalle,
due, tre e alcuni anche quattrocento anni. Ne avevano viste di cose,
quante ne avevano vissute.
Quella
pioggia di piombo ci investì tutti, ma io fui l’ultimo ad essere
raggiunto. Ero nato e cresciuto nella stessa radura degli altri, ma
un po’ più discosto, più riparato e per questo fui centrato alla
fine. Ebbi il tempo di vedere e sentire i lamenti di tutti i miei
cari, trafitti a morte o feriti dalle schegge e dalle bombe che i
soldati dei due schieramenti avversari gettavano da una parte
all’altra del fronte, sul confine dove stavamo noi.
Quante
schegge mi attraversarono, ancora oggi non lo so, ma so che prima di
perdere conoscenza, sicuro di morire, vidi tra le mie radici una
bomba che non era esplosa. Feci appena in tempo a sollevare una
radice e spingere più sotto l’ordigno, prima di non vedere più
nulla. Lo feci perché avevo paura di quello che effettivamente
accadde anni dopo, quando la guerra era finita ma molto restava sul
terreno e dentro di noi, negli alberi, di quelle armi mortali.
Mi
riebbi, invece, qualche giorno dopo. Mi mancavano molti rami, ma ero
ancora vivo. Così purtroppo non è stato per tanti della mia
famiglia, decapitati, incendiati e rasi al suolo da bombe, granate e
schegge. Provavo un dolore terribile per chi avevo perso e sentivo
appena quello, ugualmente orrendo, delle schegge che nascondevo
dentro di me.
Passarono
gli anni, altri alberi crebbero nella radura e d’un tratto alcuni
uomini giunsero proprio davanti a me. Erano stati a tagliare altri
fratelli, tagliarli per avere legna da ardere e si sedettero a
riposare tra le mie radici. Il tempo era trascorso e aveva ben
nascosto la bomba inesplosa, fu per questo che, quando decisero di
tagliare anche me, con i primi colpi al mio tronco, insieme alle
schegge, con le scosse provocate dalla scure la bomba fece il suo
botto. Morirono in un istante, ancora con la scure in mano. Per tanti
anni avevo tentato di celare l’ordigno, in modo che nessuno potesse
farsi del male, in modo che l’arma non potesse nuocere, ed alla
fine non era servito a nulla.
Rimasi
cosciente ancora un poco, ma alla fine dovetti arrendermi. La bomba
aveva frantumato tronco, rami, tutto. Mi spensi insieme a quegli
uomini, per colpa di un residuo della guerra che c’era stata che
aveva dormito tra le mie radici per anni, prima di decidersi a
brillare nel sole.
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giovedì 13 luglio 2017
IL LIBRO IN BREVE, CON ETICHETTE SUL CONTENUTO
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ippocastano
betulla
pini
robinia
racconti
sugli alberi
ambiente
alberi
testimoni silenziosi
lara
zavatteri scrittrice
venerdì 30 giugno 2017
L'IPPOCASTANO DEI RICORDI
Cuor di Corteccia è anche un libro dei ricordi. Uno dei racconti, in particolare, quello dedicato all'ippocastano, vuole ricordare un albero che ha visto un'amicizia spezzata troppo presto, la mia con un amico scomparso quando eravamo ancora bambini. Da qualche anno l'ippocastano è stato tagliato, ma ho voluto ricordare il mio amico e questo albero inserendo i miei ricordi in "Cuor di corteccia", piccoli racconti dedicati al mondo meraviglioso degli alberi.
Per chi ama gli alberi il libro si trova su www.youcanprint.it (inserendo il titolo) oppure è possibile richiederlo direttamente a me a Mezzana in via 4 novembre 21 (val di Sole, Trento) o larazavatteri@gmail.com.
martedì 30 maggio 2017
IO ONLINE
Ciao a tutti.
Se volete saperne di più sulle mie attività editoriali, vi aspetto sul mio blog con tutti i collegamenti per leggere racconti e fiabe online, articoli sulla lettura e non solo, sapere le mie novità libresche e tutto sui miei libri.Vi aspetto su
Lara Zavatteri
Se volete saperne di più sulle mie attività editoriali, vi aspetto sul mio blog con tutti i collegamenti per leggere racconti e fiabe online, articoli sulla lettura e non solo, sapere le mie novità libresche e tutto sui miei libri.Vi aspetto su
a presto!
lunedì 24 aprile 2017
DI COSA PARLA CUOR DI CORTECCIA
Piccoli racconti in cui a parlare
sono gli alberi, che molto hanno vissuto e visto nella loro vita. La
robinia che ha visto esplodere il camion dei tedeschi durante la
seconda guerra mondiale, la betulla, vanitosa per la sua bellezza,
che con la sua corteccia racconta storie, il bosco di pini che ha
aiutato gli animali durante il grande freddo. Per imparare ad amare e
rispettare gli alberi, il libro è anche su carta Fsc, proveniente da
foreste di origine controllata.
Su www.youcanprint.it,
Amazon, Mondadori Store, LaFeltrinelli e store online di libri,
scrivendomi a larazavatteri@gmail.com
o mi trovate a Mezzana in via 4novembre 21 (Trento).
Questo libro, come tutti gli
altri, partecipa alle iniziative benefiche fino ad ottobre, con 1
euro accantonato su ogni copia. Beneficeranno dei fondi raccolti in
primis il Canile di Naturno, poi altri piccoli progetti online o sul
territorio che saranno resi noti a fine iniziativa.
Grazie e buona lettura!
Lara Zavatteri-scrittrice-
martedì 14 marzo 2017
INIZIATIVE BENEFICHE CON QUESTO E MOLTI ALTRI LIBRI DI LARA ZAVATTERI 2017
Da marzo ad ottobre, con questo e tutti i miei libri ecco le iniziative
che porterò avanti, nelle locandine, basta richiedermi il libro a
Mezzana in val di Sole (Trento) o larazavatteri@gmail.com o acquistarne
uno (vedi locandina) su www.youcanprint.it, Ibs e negozi online di
libri. Grazie a chi parteciperà.
mercoledì 22 febbraio 2017
Il mondo visto dagli alberi
La prima e la seconda guerra
mondiale e le ferite che hanno lasciato agli uomini e anche dentro
gli alberi, l'abbandono di una cultura contadina fatta di ritmi
lenti, a favore delle macchine, un'amicizia che dura nonostante
tutto.
Questo raccontano, e molto altro,
gli alberi protagonisti di “Cuor di corteccia” , 8 racconti dove
protagonista è la voce di ippocastano, salice piangente, robinia,
pino ed altri.
Scopritelo su www.youcanprint.it
(inserendo il titolo o lara zavatteri), Ibs, La Feltrinelli o
larazavatteri@gmail.com.
venerdì 3 febbraio 2017
lara zavatteri libri
Ciao
a tutti. Ecco l'elenco dei miei libri fino ad ora, li trovate online
su Youcanprint, Ibs, La Feltrinelli o richiedendomeli a
larazavatteri@gmail.com.
Vi
invito a vistare anche il blog
per
scoprire il mio libro più recente e un luogo virtuale (il blog)
dedicato al sorriso. Vi aspetto!
Lara
Zavatteri
ps.
Frammenti potete richiederlo direttamente a me ;)
mercoledì 25 gennaio 2017
L’albera e i falciatori (racconto del libro)
Non
tutti lo sanno, anzi ormai saranno rimasti in pochi a ricordarlo, ma
gli alberi hanno anche loro delle compagne, che vengono chiamate le
albere. Io sono stata per l’appunto una di quelle, cresciuta da
sola in mezzo ad una distesa di prati e mentre crescevo donne, uomini
e bambini si sedevano appoggiandosi a me, quando il sole estivo
batteva forte, nelle pause della fienagione, cercando sotto le mie
fronde un po’ di refrigerio.
Per
secoli i falciatori e le loro famiglie arrivavano nei prati,
solitamente venivano proprio tutti, anche i bambini appena nati,
perché non restava nessuno a casa ad accudirli. Li avvolgevano in
una copertina e li deponevano tra le mie radici, affinché il sole
non li scottasse, ed intanto ci si preparava per le dure ore di
lavoro con il caldo che solo ogni tanto dava un po’ di tregua,
quando il vento si alzava e anch’io parevo tremare tutta, con le
mie foglie che, ballando tutte insieme, producevano un suono come di
acqua che scorre.
Era
bello per i falciatori sentire quel suono, voleva dire che il vento
stava arrivando a dare loro qualche attimo di frescura, che potevano
per un momento riposare. Allora tutto si falciava a mano.
Gli
uomini arrivavano con le falci e il porta cote agganciato ai
pantaloni, dove immergevano la lama della falce per renderla sempre
affilata al punto giusto grazie alla pietra che la restituiva
tagliente, le donne seguivano ammassando quando era ora l’erba con
i rastrelli, fino a formare lunghi cumuli pronti a seccare e a
trasformarsi in fieno. Ah, l’odore del fieno! Solo chi abita in
montagna o in campagna lo riconosce subito.
È
un odore difficile da definire, perché composto dei profumi, degli
odori, degli effluvi delle erbe aromatiche e dei fiori che la falce
toglieva al terreno e che venivano rilasciati nell’aria quando
quell’erba si era seccata. Quando si sentiva quella fragranza
voleva dire che l’estate era iniziata, perché i falciatori erano
già usciti per tagliare il primo fieno. La si sentiva ovunque,
perché allora erano molti i prati che i falciatori dovevano lavorare
e così l’erba mentre pian piano si seccava, si tramutava in un
profumo dolce e amaro al tempo stesso.
Chi
era più lontano da casa, per non dover rifare tutto il tragitto, si
portava il pranzo e allora le famiglie si sedevano sotto i miei rami
e tra un boccone e l’altro, asciugandosi il sudore della fronte e
le donne togliendosi il fazzoletto che le aveva riparate dalla
calura, si raccontavano storie, si rideva, a volte si stava solo in
silenzio ascoltando i piccoli rumori degli insetti, il volo di una
coccinella, il ronzio di un’ape, l'avanzare buffo e goffo di un
bombo o di uno di quei maggiolini verdi che sembrano smeraldi.
Intanto il caldo torrido finiva e quando i falciatori riprendevano il
lavoro faceva ancora caldo, ma non più il caldo opprimente di prima.
Ogni
tanto il vento arrivava ad accarezzarmi le foglie e allora tutti
udivano il canto dell’albera e restavano qualche istante a sentire
quella mia musica fatta di foglie che danzavano sui miei rami. Vedevo
anche le donne che, quando era il momento, in campi non lontani
tagliavano con il falcetto il grano, che poi veniva legato in grossi
covoni, o gli uomini che deviavano l’acqua di una canaletta per far
rinverdire i prati, a tutte le ore del giorno e della notte.
Allora
si dava grande importanza all’acqua e tutti coloro che falciavano i
prati potevano beneficiare della canaletta, spostandone leggermente
il corso, ma a turno e solo per un certo tempo stabilito. Guai a chi
cercava di fare il furbo e di sgarrare, i turni erano segnati con
perizia su un libretto e chi imbrogliava veniva subito scoperto. In
tal modo tutti i prati e i campi potevano diventare verdi e far
crescere quell'erba che poi faticosamente i falciatori tagliavano. La
fatica era la costante che vedevo sotto le mie chiome, ma una fatica
buona, che dava soddisfazione a chi lavorava e momenti di pausa che
rendevano bella anche la fatica.
Poi
tutto cambiò con l’arrivo delle macchine, che tagliavano da sole
il fieno, lo giravano, facevano da sole le balle che seccavano al
sole. Non occorreva più che tutta la famiglia partecipasse e in
pochi restavano a mangiare appoggiati al mio tronco, finché un
giorno non venne più nessuno. Più a nessuno interessava il fruscio
delle mie foglie, la sinfonia gioiosa che producevano.
E
venne anche il giorno in cui più nessuno si ricordò di quella
musica e nel giro di poche ore divenni legna da ardere. Mi schiantai
al suolo con un tonfo, mentre per l’ultima volta le mie foglie
suonavano e cantavano una triste melodia nel vento.
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